Nelle stradine del centro storico, rimasto intatto nonostante il progresso e il turismo di massa, sopravvivono chiese e antichi monasteri custodi di preziose memorie. Palazzi secolari e portali durazzeschi testimoniano gli splendori delle nobili famiglie sorrentine. Via S.Cesareo, lanimatissimo decumano, è il cuore pulsante della città con i suoi negozi multicolori, dove si affollano turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ma il vero gioiello architettonico della città è il trecentesco chiostro di San Francesco, con archi di tufo incrociati di derivazione araba, dove si svolgono i tradizionali concerti dellEstate Musicale Sorrentina.
Lorigine del monastero risale alla prima metà dell'VIII sec. Larchitettura del Chiostro presenta archi incrociati di tufo su due lati dei portico espressione stilistica del tardo trecento, sostituiti sugli altri due lati da archi tondi su pilastri ottagonali. Da notare infine, la presenza di vari elementi di spoglio, provenienti da templi pagani, come le tre colonne di angolo riusate funzionalmente.
Accanto al convento è situata la Chiesa di S. Francesco che risale al XVI secolo. All'interno si può ammirare, nella prima delle tre cappelle di destra, una statua in legno, raffigurante il santo con il Cristo crocefisso, donata dalla famiglia Vulcano nel XVII secolo.
Questo edificio, è opera di eccezionale rarità e pregio poiché rappresenta una testimonianza di quel gusto tardo bizantino ed arabo dellepoca. Le grandi finestre ad arco hanno un motivo decorativo che alterna ampie fasce in tufo giallo ad altrettante in tufo grigio. I due ordini di finestre sono sottolineate da due fasce di tufo più sottili. L'intarsio di tufo è formato da una successione di losanghe ad eccezione della finestra al centro che è fregiata da un motivo a zig zag.
Via Pietà La facciata di questo palazzo mostra pregevoli bifore archiacute in tufo scuro, di varia forma e disegni, con archetti e rosoni lobati. Ha un bellissimo finestrone con ogiva a sovrassesto che insiste su corti piedritti polistili sostenuti da mensolette e cimati da capitelli gotici a foglie d'acanto; nella chiave dell'arco è scolpita l'arme gentilizia. Il portale è quello caratteristico napoletano ad arco depresso con sagome durazzesco-catalane, che fu usato dalla fine del trecento a tutto il quattrocento.
Unica e curiosa testimonianza locale derivante dall'influsso dei maestri toscani operanti in Napoli nella seconda metà del Quattrocento, sono il palazzetto e la loggia in vico Calantariaro con capitelli che ritroviamo in una scala napoletana in via S. Arcangelo a Baiano, e quelli della cappella Pontano con la sola variante della foglia disposta in senso inverso.
Corso Italia
In stile romanico, risale al XV secolo; dello stesso periodo è il portale laterale (1474), in stile rinascimentale.
La chiesa ospita tra laltro il battistero ove fu battezzato Torquato Tasso, restaurato nel 1933; tele di artisti della scuola napoletana del '700. Sul soffitto vi sono dipinti di Oronzo Malinconico e di Giacomo del Po. Il trono arcivescovile in marmi scelti risale al 1573. Il coro ligneo intarsiato è opera di artigiani sorrentini dei primi del '900 cui si sono aggiunti più recentemente: le 14 stazioni intarsiate della Via Crucis opera di Giovanni Paturzo; il leggio opera di Giuseppe Centro e Mario d'Alesio ed infine i tamburi della porta d'entrata opera di Giuseppe Rocco su disegno di Vincenzo Stinga.
Di questo campanile è notevole la parte basamentale di età romanica, costruita forse intorno al secolo XI con tronchi di colonne di varie specie con capitelli ora classici ora bizantini, con basamenti di statue e con ogni sorta di frammenti marmorei. Nelle due arcate fortemente rialzate e nelle colonne disposte sugli spigoli si rileva il suo chiaro accento bizantino. Questa costruzione ha anche interesse per la storia urbanistica della città poichè i brevi spazi ad archi rialzati e la attigua volta su via Pietà, all'ingresso dell'episcopio, servirono per lungo tempo alle pubbliche riunioni prima che esse si svolgessero nell'interno del castello. La parte superiore del campanile fu se non edificato, assai probabilmente ridotta nell'attuale forma, intorno al XVI sec.
In stile barocco, fu completata nel XVIII secolo. Sede della Congregazione dei Servi di Maria, conserva all'interno una statua lignea del Cristo Morto, di autore ignoto, che nel giorno del Venerdì Santo viene portato in processione dai confratelli, incappucciati in nero. . Altre due piccole sculture in legno, raffiguranti la Madonna e S. Giuseppe, sono rari esempi di pastori del quattrocento.
Della cinta difensiva greca rimane la murazione esistente sotto il piano stradale della Porta Parsano Nuova, visibile in prossimità della Porta stessa.
Un altro rudere di dimensioni molto limitate, della murazione greca, oltre la Porta della Marina Grande, è il piccolo tratto della cortina occidentale, in località via Sopra le Mura. la città romana si sovrappose all'insediamento greco osservandone la pianta urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici.
Queste mura, rimasero a difesa di Sorrento durante tutta l'epoca medioevale. Il rifacimento di esse iniziò nel 1551, e fu completato soltanto nel 1561 dopo la tragica invasione dei Turchi.
Unica testimonianza rimasta in campania degli antichi sedili nobiliari, risale al sec. XVI. In forma quadrilatera, con due arcate ad angolo in piperno, che lasciano scoprire l'intero della cupola e i muri di fondo con affreschi del settecento. I pilastri e le arcate posistili, con i loro capitelli, sono di gusto arcaicizzante. La cupola seicentesca è formata da embrici maiolicati di colore giallo e verde.
Già dei SS. Felice e Baccolo comunemente conosciuta come del SS. Rosario, sorse, probabilmente sotto l'impero di Costantino Magno (310), sui resti di un antico tempio pagano chiamato Pantheon e, fu cattedrale di Sorrento dal XII al XV secolo.
Via S. Nicola Aperto dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 17.00 to 19.00 tranne Lunedì e festività nazionali
Visite su prenotazione
Tel. 081.877.19.42
Il Museobottega della Tarsia lignea, situato a Sorrento in Via San Nicola, 28, è una struttura polifunzionale ideata ed istituita grazie alla perseveranza dell'Arch. Alessandro Fiorentino. Essa punta a riqualificare uno dei comparti storici della realtà socio-economica locale. In questo nuovo modello di Museo la cura della catalogazione e dell'esposizione della produzione storica è il momento introduttivo ad un programma più vasto che non vuole limitarsi alla sola custodia della memoria.
Via S. Nicola
Al numero 11 di via S. Nicola, si trova la casa Fasulo, già Sersale (notevole il portale a bugnato e del balconcino) nella quale abitò Cornelia Tasso, sorella di Torquato e moglie di Marzio Sersale e che continuò a dimorarvi anche da vedova, coi figli Antonino e Alessandro. Nel luglio 1577 Torquato, fuggito dal castello di Ferrara, s'imbarcò a Gaeta e qui si presentò in veste di messaggero del poeta, e poi si rivelò. Nell'atrio, volta affrescata con stemmi e trofei militari e iscrizioni del 1615 che ricordano il Poeta.
È la più antica delle porte e attualmente conserva gran parte delle caratteristiche dell'antica porta greca. Si trovava sotto una torre di cui non restano che poche tracce, ma la cui esistenza è documentata in un'antica mappa del '700 ad opera dell'abate Giovan Battista Pacichelli. Fino al secolo XV è stato probabilmente l'unico accesso da mare alla città e insieme all'altra porta, situata a Marina Piccola, costituì, in epoca preromana l'unico sbocco per i traffici commerciali con le città vicine.
A destra del tratto di strada, che da piazza F.S. Gargiulo porta alla piazza della Vittoria, si trova l'ingresso dell'imperial Tramontano, che incorpora due camere, avanzo della casa in cui nel 1544 nacque Torquato Tasso, autore della Gerusalemme Liberata.
Attratti dalla sua bellezza molti artisti italiani e stranieri lo hanno dipinto e fotografato da molte angolazioni, tanto che ai nostri giorni possiamo sapere come era esattamente nel secolo scorso.
Fa parte di quel sistema di valloni che solcavano la penisola sorrentina fino agli inizi del secolo, e ne costituivano dei confini naturali.
Si estendeva da Piazza Tasso alla Marina Piccola formando un porto suggestivo sul mare che bagna Sorrento. Il suo nome deriva da un mulino di cui sono ancora visibili i ruderi e che fu funzionante fino ai primi anni del '900 riuscendo a coprire il fabbisogno di granaglie dei Sorrentini.
Le acque sorgive che lo alimentavano e quelle correnti, provenienti dalla collina, alimentavano anche una segheria che forniva legnami locali come ciliegio, noce e ulivo a tutti gli artigiani del luogo. Per di più nel vallone si recavano le donne del popolo a lavare i panni in un lavatoio pubblico.
Come testimoniano le raffigurazioni dellepoca, il Vallone dei mulini fu un luogo vivo e popolato grazie alla sua diretta comunicazione con il mare che permetteva ai venti di allontanarne l'umidità e di rendere il luogo vivibile.
Con la costruzione della attuale Piazza Tasso e quindi dello sbarramento dello sbocco a mare, il vallone ha visto l'abbandono progressivo delle attività umane che in esso si svolgevano, per trasformarsi nell'habitat ideale di una lussureggiante qualità di felci. Da uno studio fatto recentemente ne sono state individuate alcune specie ritenute rarissime.
La chiesa cinquecentesca con l'annesso monastero di clausura di monache domenicane, fu fatta erigere dalla nobile sorrentina Bernardina Donnorso nel 1566. All'interno, il coro delle monache, le tribune e le «gelosie» in legno che si trovano lungo la navata, risalgono al seicento. Di notevole interesse è il pavimento maiolicato, ricco di motivi floreali su smalto bianco «vetricizzato».
La chiesa è ad una navata e conserva pregevoli opere di pittori meridionali operanti tra la fine del '500 e gli inizi del '700 come S. Buono, N. Malinconico, P. Caracciolo e S. Corenzio.
Lorigine è riconducibile all'XI secolo, anche se già verso il IX secolo, esisteva in quel luogo un oratorio dedicato a S. Antonino.
La chiesa presenta diversi elementi di spoglio, come i fusti delle colonne provenienti probabilmente, per la loro particolare uniformità, dal portico di una delle molte ville romane presenti nella zona. Nella cripta, rifatta nel settecento, si osservano numerosi quadretti di ex voto, soprattutto di marinai. Interessante è il presepe del settecento, della scuola di San Martino, e il portale meridionale di forme bizantino-romaniche, risalente al X secolo.
Nell'angolo che via S. Cesareo forma con Piazza Tasso, nel posto dove attualmente ha sede il circolo Sorrentino, trovasi un secondo sedile, detto di Porta, perchè in origine eretto presso la porta maggiore della città nello spazio allora denominato Largo del Castello. Dopo l'abolizione dei sedili fu ridotto prima a carcere poi a corpo di guardia per la milizia urbana e infine a luogo di convegno del circolo Sorrentino.
Lorigine di questo tempio, presumibilmente, risale al 230-240 d.C., quando a Sorrento ci fu una persecuzione contro i cristiani.
Fu ricostruita alla fine del '500. La Chiesa è in stile barocco ad una sola navata. Sullo sfondo c'è l'antica immagine della Madonna, copia della Vergine Bruna di Napoli. Si possono ammirare quadri di buona fattura di artisti del '600 e del '700 nonchè due artistici reliquiari in legno intarsiato del 1600.
Via Correale
Aperto tutti i giorni
dalle 9,00 alle 14,00
tranne Martedì e festività nazionali
Tel. 081.878.18.46
Il Museo Correale "Il più bel Museo di provincia dItalia", così è stato definito più volte questo prezioso baluardo dell'arte e della cultura sorrentina. Esso si trova in unantica villa patrizia circondata, da un agrumeto che si affaccia sul costone tufaceo proprio davanti al Golfo di Napoli. La villa e l'agrumeto, come pure la splendida terrazza del Belvedere, fanno parte della donazione intestata al museo che fu donato ai cittadini di Sorrento dai fratelli Pompeo e Alfredo Correale, ultimi discendenti dell'antica famiglia patrizia. I Correale erano originari di Scala, antica cittadina sita di fronte a Ravello e di essi si hanno notizie già in alcuni documenti dei 1268. Sappiamo che facevano parte dei Sedile (antiche associazioni di nobili) di Porta a Sorrento, di Portaretese a Salerno, di Porto a Napoli.
I fratelli Correale, dunque, misero a disposizione della comunità sorrentina la loro villa di famiglia, in cui si sarebbero dovute raccogliere le collezioni d'arte raccolte nei numerosi viaggi in tutta Europa. Del carattere originario di villa patrizia si è tenuto conto nella disposizione delle numerose raccolte come se queste costituissero l'arredo originario della casa.
Il museo conserva una delle più belle raccolte dei pittori napoletani del sec. XVII e XVIII, alcune opere della famosa "scuola di Posillipo" e di alcuni maestri di scuola fiamminga e francese dello stesso periodo. Preziose sono anche le porcellane di Capodimonte, quelle di Sevres, i vetri di Murano, i cristalli di Boemia e la collezione di orologi. Interessante è la raccolta archeologica. Un cenno a parte merita la collezione di intarsi sorrentini del XIX sec. Questa occupa unintera sala ed è ricca di tavoli, mobili e cofanetti finemente intarsiati. Molti di questi pezzi furono donati al museo dal poeta ed ebanista sorrentino Salvatore Gargiulo (Saltovar). Interessante anche la biblioteca che possiede varie edizioni delle opere di Torquato Tasso e manoscritti vari. Qui è conservata anche la maschera mortuaria del Tasso.
Le collezioni sono ordinate su tre piani per un totale di ventiquattro sale più il sottotetto recuperato come spazio espositivo. Pianterreno Sala dei fondatori - Cappella Correale -Sezione tarsie sorrentine sec. XIX. - Sezione archeologica - Sezione romanica. Primo piano Dipinti e arredi del sec. XVIII B. Caracciolo, A. Vaccaro, Micco Spadaro, B. Corenzio, G. Lanfranco, P. De Matteis, G. Dei Po, N. M. Rossi, E De Mura, G. Bonito, C. Amalfi - Porcellane orientali dei sec. XVII e XVIII - Sala dei pittori fiamminghi. P. P. Rubens, J. Vari Kassel, A. Grimmer, M. Sweerts. Secondo piano Dipinti di nature morte sec. XVII e XVIII. - G. B. Ruoppolo, T. Realfonso, G. Cusati, A. Ascione, G. Casissa A. Belvedere. - Paesaggisti stranieri dei sec. XVIII e XIX. J. R Volaire, S. Déms, G. Dughet, J. Rabbel, F. Vervloet. Paesaggisti della "Scuola di Posillipo". A. S. Pitloo, T. Duelere, G. Gigante. - Sala degli orologi italiani ed europei del sec. XVIII. Terzo piano Maioliche italiane e straniere del sec. XVII e XVIII. Milano, Savona, Castelli, Sicilia e Calabria. Marsiglia, Mausticres, Ruen. - Porcellane italiane e straniere del sec. XVIII. Meissen, Vienna, Ludwigsbourg, Nimphenburg, Zurigo, Chels a, Bow, S. Petersburg. - Capodimonte, Doccia, Venezia. - Belvedere